martedì 31 gennaio 2012

Il racconto del cineforum 2012

Ho visto il film di lunedì scorso, dopo aver passato vent’anni e passa ad ignorarlo nonostante chiunque mi dicesse devi vederlo a-sso-lu-ta-men-te; vivo bene anche senza, rispondevo. Poi lunedì è arrivata l’occasione e mi sono ricordato di tutti quegli a-sso-lu-ta-men-te che mi erano stati tanto raccomandati e così ho detto via, andiamo a vederlo e non ci si pensa più. Ho anche detto tanto che mi costa, mi costa una tessera da 5 euro che vale tutto l’anno, mi sembra un buon investimento alla luce del rapporto costi/servizi/durata, ma non so esattamente se questo rapporto sia corretto; non me ne intendo di costi/ servizi/ durata. Di durata meno che mai, dicevo tra me e me pensando a chi so io. Lunedì, insomma, fregandomene del fatto che è gennaio e fa freddo, che mi sentivo stanco, che mi aspettavo di trovare un disgustevole pubblico accoppiato e io rischiavo di essere l’unico spaiato, ho vinto ogni paranoia e sono andato al ci-ne-fo-rum. Pare che lunedì sera tutto il freddo in circolazione si fosse radunato dentro l’auditorium, così dico a Peppe e apri ‘sta bottiglia di vino, beviamo, scaldiamoci nel frattempo che la gente arriva. Arriverà altra gente, tu che dici?

Eravamo in dieci, lunedì. E chi non c’era si è perso un film da vedere a-sso-lu-ta-men-te, si sappia. Coppie eterosessuali presenti alla proiezione: soltanto due. Un sollievo, non potete capire. Percentuale femmine/ maschi: 6 su 4. Dato indicativo; di cosa, non lo so, ma immagino sia indicativo. Soggetti vinti dal pianto: la signora seduta in ultima fila, che non ha retto alla scena dell’estremo abbraccio tra i due innamorati. Altri partecipanti alla proiezione: un giovane maschio non meglio definibile, che s’è accozzato a me e Peppe tentando

continuamente d’intrufolarsi nella nostra conversazione, tanto che quasi quasi gli volevo dire smamma, dai, fa il piacere; una coppia di amiche, taciturne e molto prese dalla vicenda, del tipo mi sto immedesimando nel personaggio, si prega di non disturbare. Anche io mi sono immedesimato per qualche fotogramma nel protagonista maschile, e ho pensato che quella coi capelli corti sarebbe stata perfetta nella parte della coprotagonista. Senza offesa per l’amica. E senza offesa neppure per lei, mica sto dicendo che le auguro di fare la stessa fine di Jennifer Cavalleri in “ Love Story “. Sto solo dicendo che, insomma, ora mi vergogno. Magari stasera torna con l’amica, magari ha già letto queste righe e si sente imbarazzata perché si è riconosciuta. Mi dispiace, non volevo. E cazzo, ho detto mi dispiace. “ Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace” : questa è la frase cult del film. Dimenticabilissima. Quando e dove s’è mai visto. L’amore è un dispiacersi dall’inizio alla fine, un ritrattare le proprie opinioni, giustificare i propri ritardi, supplicare comprensione dopo cazzate irreparabili. Se non ci fosse il “ mi dispiace” saremmo estinti già da qualche secolo. Ad ogni modo, ora devo trovare un parcheggio che non sia sprofondato in culo, che stasera è ancora più freddo dell’altro lunedì e magari quando usciamo dall’auditorium ci ritroviamo sommersi di neve. Sono le nove e quarantotto e, in teoria, mi sto perdendo l’inizio del film. Speriamo che inizi col solito ritardo.

[ 30.1 ]

*questa è la prima puntata di un racconto breve interamente ambientato al cineforum e praticamente scritto quasi in diretta da un autore (o autrice?) che ha accettato la sfida della Fango&Assami: è un esperimento, un progetto. Una chicca che troverete tutte le sere di lunedì al cineforum e nella quale, magari, vi capiterà di esserne i protagonisti...

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